Partito di Alternativa Comunista

Il nuovo Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo

Il nuovo Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo

 

 

 

Dichiarazione europea della Lit-Quarta Internazionale

 

 

 

Il nuovo Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo dell'Ue, che sarà ora vincolante per gli Stati membri, è una riforma completa della sua politica migratoria comune, che prevede un sistema permanente di «solidarietà obbligatoria» per garantire che il peso della pressione migratoria sia condiviso tra i 27 Paesi membri. Naturalmente, non stiamo parlando di solidarietà con i migranti che fuggono in Europa dalla guerra, dalla miseria o dalle catastrofi climatiche causate dalle politiche dell'Ue e dei Paesi imperialisti, ma di solidarietà tra i governi europei con un obiettivo comune: continuare a costruire la Fortezza Europa su criteri classisti e razzisti, dividendo gli immigrati in base al colore della pelle, al luogo di provenienza e allo status socio-economico.

 

Un patto razzista che blocca le frontiere, calpesta i diritti umani ed «esternalizza» la repressione degli immigrati

 Il Patto, un complesso pacchetto legislativo in fase di negoziazione dal 2020 nonché una delle priorità della Commissione europea, stabilisce l'obbligo di svolgere le procedure di asilo alla frontiera in modo accelerato, in contrasto con il diritto internazionale in materia di asilo. Se dalla Seconda guerra mondiale tutti avevano il diritto di chiedere asilo, con il nuovo Patto questo diritto, come quello del ricongiungimento familiare per i minori, cessa di essere universale sul territorio europeo.
Rafforza i respingimenti alle frontiere, il che significa che i rimpatri immediati saranno ora legali e finanziati dall'Ue. Mira a estendere l'uso della detenzione confinando uomini, donne e minori in grandi carceri, estrapolando il modello del campo di Lesbo a tutti i Paesi europei.
Introduce la commercializzazione degli esseri umani. Se il patto sarà firmato, 20.000 euro per persona all’anno saranno dati al Paese di accoglienza che non vuole farsi carico della domanda di asilo e che pagherà per passarla a un altro Paese membro. Questi soldi saranno utilizzati per le espulsioni e per rafforzare ulteriormente le frontiere. È anche un passo avanti nella criminalizzazione dei migranti.
Approfondisce il modello di esternalizzazione delle frontiere verso Paesi terzi, con minori garanzie. Oltre a diversi Paesi africani, i Paesi candidati all'adesione all'Ue dovranno continuare ad applicare le politiche di detenzione e controllo dei migranti dettate dall'Europa se vogliono essere considerati per l'adesione. Il Patto prevede un'intensificazione di queste politiche, attraverso l'istituzione di procedure di controllo pre-ingresso al di fuori delle frontiere esterne dell'Europa (1).
Per dare una parvenza umanitaria a questo patto, i governi costruiscono favole sulle mafie del traffico di esseri umani. Cercano di convincerci che il loro è l'unico modo per porre fine a questi criminali senza scrupoli, responsabili della morte di migranti vulnerabili. In nome di questa presunta lotta, criminalizzano sempre più le immigrate e gli immigrati.
Sono la rigida politica europea dei visti, l'impossibilità di svolgere le procedure di asilo nei consolati e nelle ambasciate dei Paesi di origine e la politica migratoria dell'Ue a chiudere la strada alla migrazione legale. In preda alla disperazione, i migranti cercano rotte sempre più pericolose, mettendo a rischio la propria vita e cadendo talvolta vittima delle reti di trafficanti. Si stima che dal 2014 ci siano state più di 28.000 morti di migranti nel Mediterraneo: in realtà non sono morti, ma omicidi che si perpetuano anno dopo anno.

 

Il Patto va complemento delle politiche razziste perseguite dai governi nei loro Paesi

Diversi eurodeputati affermano che questo Patto doveva essere approvato per evitare che l'estrema destra usasse la crisi migratoria come arma di guerra nelle prossime elezioni europee. Ma la verità è che le politiche migratorie di tutti i governi europei, sia di destra che sedicenti progressisti, hanno superato ogni limite in termini di umanità e la stessa mano dura viene usata contro chi, nonostante tutto, riesce a entrare in Europa.
L'Italia ha recentemente approvato un nuovo reato di sommossa nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), dove i migranti che arrivano in Italia, senza aver commesso alcun reato, vengono rinchiusi per molti mesi in condizioni disumane (si veda il caso eclatante del Cpr Corelli di Milano, che non rappresenta un’eccezione). Di fatto, si tagliano i fondi per gestire e finanziare l'accoglienza e l'integrazione dei migranti e come unica soluzione si incoraggiano manganelli e repressione. Il nuovo Patto europeo, va precisato, è stato votato anche dal gruppo parlamentare europeo del Pd di Elly Schlein.
In Francia i controlli della polizia sui migranti sono permanenti e ogni anno aumenta il numero di persone uccise dalla polizia. La nuova legge sull'immigrazione, adottata con i voti della destra e dell'estrema destra, è il progetto più restrittivo degli ultimi 40 anni per quanto riguarda i diritti e le condizioni di vita dei migranti, compresi quelli che sono in Francia da molto tempo. Un altro esempio di razzismo e islamofobia dello Stato francese è la decisione del ministro dell'Istruzione di vietare l'abaya (indumento femminile islamico) nelle scuole.
In Spagna, dove più di 500.000 migranti vivono in situazione irregolare e sono sistematicamente discriminati, il nuovo governo «progressista» di Sánchez e Yolanda Díaz continua a ignorare il lavoro svolto nelle strade da più di 14.000 persone e 900 organizzazioni di migranti in tutto il Paese per regolarizzare le loro attività attraverso un Legge di iniziativa popolare presentata al Parlamento. Sanchez ha riconfermato come ministro degli Interni del nuovo governo di coalizione Fernando Grande Marlaska, responsabile del massacro di Melilla del 2022, in cui le forze di sicurezza spagnole e marocchine uccisero almeno 30 migranti che cercavano di saltare la recinzione.
Mentre la Germania cerca di attirare lavoratori qualificati da fuori dell'Ue per alleviare il pressante bisogno di manodopera nel suo mercato del lavoro, ha anche approvato un disegno di legge con regole più severe per espellere più velocemente coloro che rimangono illegalmente nel Paese. Il Ministero degli Interni stima che attualmente ci siano almeno 50.000 persone che potrebbero essere prese di mira dalla nuova legge, che conferisce alla polizia maggiori poteri per determinare l'identità di una persona e prevede ispezioni senza preavviso nelle loro case.
Il Belgio è persino condannato dai propri tribunali e da quelli europei per l'incarcerazione di bambini e il trattamento disumano dei migranti. Il Belgio collabora con regimi repressivi per identificare i rifugiati politici, come nel caso della dittatura sudanese di El-Bechir. A dicembre la stampa ha riportato la notizia che una circolare dell'Ufficio stranieri chiede che ai migranti palestinesi venga tolta la nazionalità per impedire il ricongiungimento con le loro famiglie.
L'inasprimento delle misure repressive e la criminalizzazione basata sul luogo di nascita consentono alle borghesie di ciascuno di questi Paesi di sfruttare ulteriormente i migranti - disposti ad accettare qualsiasi lavoro - come manodopera a basso costo e di dividere la classe operaia in autoctoni e stranieri. Se la nostra classe rimane passiva di fronte a questi attacchi, è a causa della complicità e dell'omissione dei dirigenti sindacali che acconsentono a queste misure contro il settore più sfruttato della nostra classe. Abbiamo persino visto alcuni sindacati porsi a difesa della «manodopera locale» (2).

 

Ci sono grandi migrazioni perché c'è sfruttamento e saccheggio

Secondo l'Unicef, solo nella prima metà del 2023 sono arrivati in Grecia, Italia, Bulgaria, Serbia e Bosnia Erzegovina circa 129.495 migranti via terra e via mare, provenienti da Paesi come Siria, Afghanistan, Pakistan o Nord Africa. Di questi, 34.362 sono bambini. Si tratta di un aumento dell'81% rispetto allo stesso periodo del 2022. Più di 18.000 bambini migranti sono arrivati senza i loro genitori. I fautori del patto sostengono che è urgente rafforzarne le condizioni per fermare l'ondata di immigrati e «dare soluzioni» alle conseguenze dell'immigrazione di massa. Ma perché non iniziano spiegando le cause?
I governi dell'Ue non possono porsi questa domanda senza mettere a nudo la loro piena responsabilità. L'Ue che chiude le porte a questi migranti è la stessa Ue le cui multinazionali saccheggiano le risorse dei loro Paesi e sfruttano eccessivamente le loro popolazioni. È la stessa Ue che condanna le persone alla miseria e poi costruisce muri intorno a coloro che fuggono.
Se ci concentriamo solo sull'Africa, l'Ue ha saccheggiato e schiavizzato questo continente per secoli e, una volta raggiunta l'indipendenza di molti Paesi africani, tutti gli accordi economici stipulati dall'Ue con l'Africa a partire dal 1963 sono accordi che riproducono in un modo o nell'altro la precedente dominazione coloniale.
Nel corso degli anni, sono state firmate «convenzioni» con l'Africa (Convenzione di Yaoundé (1963), Yaoundé II (1969-1975), Lomé I-IV (1975-2000), Cotonou (2000-2020) e post-Cotonou (2020-2040) e accordi (Tunisia, 1998; Marocco, 2000; Egitto, 2004; Algeria, 2005), che hanno generalmente mantenuto le specializzazioni economiche stabilite dalle precedenti amministrazioni coloniali. Questo saccheggio coloniale comprende anche la terra, poiché in genere va a scapito delle colture alimentari, minando così l'autosufficienza alimentare di questi Paesi. Non solo, le materie prime inviate alle metropoli tornano sotto forma di prodotti lavorati nelle colonie dall'Ue, per essere venduti dalle multinazionali. Questo rapporto di sfruttamento e saccheggio dei Paesi africani impone all'Ue di cercare tra i suoi «partner africani» degli sfruttatori autoctoni che, con l'aiuto di governi sottomessi, garantiscano il circuito commerciale.
Le multinazionali e i loro rappresentanti politici impongono a questi Paesi politiche fiscali che facilitano la fuga di capitali, determinano i deficit di bilancio degli Stati, saccheggiano le risorse pubbliche locali o concedono prestiti esteri. L'Ue ha anche trasformato l'Africa nella più grande discarica di rifiuti elettronici del mondo. In Paesi come il Ghana, gigantesche distese di rifiuti elettronici costituiscono il sostentamento di decine di migliaia di persone che vivono nelle vicinanze di discariche che distruggono il territorio e compromettono la salute di migliaia di persone. Allo stesso modo, attraverso gli Stati membri dell'Ue della Banca africana di sviluppo, l'agrobusiness che si appropria delle terre viene imposto a questi Paesi, a scapito dei piccoli agricoltori indigeni.
A ciò si aggiungono la crisi pandemica, che ha accelerato la contrazione economica in Africa, il deprezzamento della maggior parte delle valute, la cosiddetta insicurezza alimentare e un aumento vertiginoso del debito estero, che nella sola Africa subsahariana è stato del 322% negli ultimi 10 anni (Banca Mondiale, 2022). Nel 2022, il 60% dei Paesi africani ha speso più per il rimborso del debito che per l'assistenza sanitaria.
Anche l'imperialismo cinese, statunitense e, in misura minore, russo stanno saccheggiando l'Africa da anni, trasformando il continente africano in un grande campo di battaglia tra i diversi imperialismi. La ricchezza africana sotto forma di risorse naturali affluisce a questi Paesi con lo sfruttamento della manodopera africana, mentre l'Africa rimane impoverita e lotta per sopravvivere.
Gli apostoli della democrazia, i governanti dell'Europa del progresso e i loro propagandisti, non saranno mai in grado di spiegare le cause delle grandi migrazioni perché farlo porta inesorabilmente a mettere a nudo il sistema capitalista stesso. Un sistema sociale dove, come diceva Marx, «il capitale nasce grondando sangue e fango da tutti i pori, dalla testa ai piedi».

 

Organizziamoci per lottare per una via d'uscita operaia dalla degenerazione capitalista!

Porre fine alle valanghe migratorie richiede misure d'urto, a partire dall'immediata cancellazione del debito estero. L'abrogazione di tutti i trattati, le convenzioni e gli accordi coloniali. Per il diritto illimitato degli Stati africani di espropriare unilateralmente le imprese, le banche, le assicurazioni e le aziende agroalimentari attualmente in mano alle multinazionali straniere. In difesa dell'ambiente e della vita, rompendo i trattati che hanno trasformato l'Africa in una discarica di rifiuti tossici o in un acquirente di emissioni di CO2; la sospensione dei brevetti privati, l'eliminazione del segreto commerciale e l'esproprio delle aziende farmaceutiche per garantire l'accesso universale e gratuito alle vaccinazioni e alle cure, per un'assistenza sanitaria pubblica universale.
Il patto che manca è quello tra i lavoratori e le masse popolari! Dobbiamo lottare in ogni Paese europeo per l'abrogazione di tutte le leggi sugli stranieri e la legalizzazione dei migranti; la chiusura dei centri di detenzione; il riconoscimento dei diritti di cittadinanza per chi è nato sul suolo europeo e il diritto di rifugio per chi fugge dalla guerra e dalla morte; lo scioglimento dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex); nativa o straniera, è stessa classe operaia!
Dalle sezioni europee della Lit-Quarta Internazionale chiediamo a tutte le organizzazioni politiche, sindacali e di classe di respingere questo patto vergognoso, che è in continuità con le politiche imperialiste della Fortezza Europa, così come di respingere le campagne xenofobe e razziste, stringendo l'unico patto che manca: quello dell'unità dei lavoratori nativi e migranti, contro la borghesia e i suoi governi.
In questo mondo in cui ciò che avanza è la barbarie a cui questi governi capitalisti ci stanno conducendo, la battaglia per sconfiggere i piani del capitale è una lotta congiunta contro i governi stessi e contro l'Ue, perché i due formano un pacchetto inscindibile, imperialista, antioperaio e antipopolare.

 

Fuori dall'Unione Europea! Per un'Europa socialista dei lavoratori e delle masse popolari!

 

Note

  1. «Esternalizzare l'oppressione. Come l'Europa esternalizza la detenzione dei migranti fuori dai suoi confini», Istituto transnazionale e Stop Wapenhandel, aprile 2021.
  2. Nello sciopero della Lindsey Oil del 2009 in Gran Bretagna, lo slogan della burocrazia sindacale è stato «Brish jobs for British workers».

 

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