«Giù le mani» negli Usa: grandi proteste contro Trump
di Marcel Wando (Workers’ Voice, Usa)
Sabato 5 aprile 2025 centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni «Giù le mani!» negli Stati Uniti, in opposizione alla politica del presidente Donald Trump e del suo consigliere Elon Musk. Benché non ci siano informazioni precise sui numeri, si parla di milioni di persone scese in piazza. Ci sono stati più di mille eventi nei cinquanta Stati, organizzati da gruppi come MoveOn e Indivisible.
A Washington si è svolta la manifestazione più grande, che ha riunito decine di migliaia di manifestanti al National Mall. Ci sono state anche importanti proteste in città come Boston, Atlanta, New York… e persino in alcuni stati tradizionalmente conservatori.
Gli attivisti hanno alzato cartelli per condannare gli attacchi alla democrazia, ai diritti civili e a programmi pubblici come la previdenza sociale e Medicaid [un programma sanitario che prevede aiuti alle famiglie a basso reddito, ndt]. I manifestanti hanno espresso preoccupazione per i significativi tagli ai programmi federali, in particolare la riduzione di oltre 12 miliardi di dollari dei fondi per l'assistenza sanitaria, i tagli ai posti di lavoro nel Dipartimento dell'Istruzione e le decurtazioni dei finanziamenti alle istituzioni culturali.
Offensiva autoritaria e attacchi ai diritti
Dall'inizio del suo secondo mandato, nel gennaio 2025, il presidente Donald Trump ha messo in atto una serie di politiche che stanno avendo un impatto negativo sui settori più oppressi della classe lavoratrice negli Stati Uniti. Una delle prime azioni è stata la firma di ordini esecutivi volti a smantellare i programmi Diversity, Equity and Inclusion (Dei) nei vari Stati. Queste misure hanno portato all'eliminazione delle iniziative volte a promuovere le pari opportunità per le donne, gli afroamericani e le persone lgbt+, nonché all'eliminazione dei riferimenti a questi gruppi dai siti web e dai documenti ufficiali.
Già nel gennaio 2025, un ordine esecutivo definiva il sesso come una caratteristica strettamente biologica, il che ha portato alla sospensione dei passaporti con il contrassegno di genere «X» e al divieto di cambiamenti di genere nei documenti federali. Inoltre, sono state introdotte restrizioni al servizio militare per le persone transgender, con minacce di tagli ai fondi federali per le scuole che riconoscono i cambiamenti di genere degli studenti.
Nel febbraio 2025, Trump ha proposto che gli Stati Uniti prendessero il controllo della Striscia di Gaza, trasferendo la popolazione palestinese nei Paesi vicini e trasformando la zona in un centro turistico senza palestinesi. Questa proposta di pulizia etnica è stata un incentivo per Netanyahu (il primo ministro israeliano) a rompere il cessate il fuoco e a portare avanti i successivi attacchi alla Cisgiordania.
Inoltre, l'amministrazione Trump ha subordinato la continuazione degli aiuti militari all'Ucraina all'accesso ai minerali delle cosiddette terre rare del Paese, a condizioni estremamente favorevoli per gli Stati Uniti; o alla resa totale a Putin, con la consegna delle terre occupate alla Russia. Di fatto ha imposto agli ucraini l'ultimatum di diventare un Paese sottomesso alla Russia, agli Stati Uniti o a entrambi, negando loro sovranità e autodeterminazione.
Queste politiche dimostrano che Trump vuole attuare misure a difesa dei più ricchi e potenti, a spese dei più poveri e degli oppressi, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. Questo è il risultato della sfrenata ricerca di una competizione sul mercato globale con la Cina e altri Paesi imperialisti del mondo.
La situazione degli immigrati
Dall'inizio del suo secondo mandato, il presidente Donald Trump ha attuato una serie di misure contro gli immigrati. Ha ordinato agli agenti di frontiera di espellere sommariamente chiunque attraversasse il confine, ha sospeso l'uso dell'applicazione Cbp One (utilizzata per programmare l'ingresso nel Paese), ha ripristinato la politica del «Rimani in Messico» e ha ordinato la ripresa della costruzione del muro di confine.
La repressione ha raggiunto un nuovo livello a marzo con l’arresto di Mahmoud Khalil (1), ex studente della Columbia University, legalmente residente negli Usa, sposato con una cittadina statunitense e in attesa della nascita del primo figlio. Sebbene un giudice abbia bloccato la sua immediata espulsione, Khalil è ancora detenuto in una struttura nella Louisiana rurale, a quasi 1.500 miglia da casa sua, perché il governo sostiene che abbia legami con Hamas.
Altri studenti stranieri con status legale sono stati arrestati o sono sotto inchiesta. Centinaia di persone hanno ricevuto notifiche di annullamento del visto e ordini di espulsione. Pochi giorni dopo, 238 immigrati venezuelani sono stati deportati nel Salvador e rinchiusi nel carcere di massima sicurezza costruito dal presidente Bukele. Il governo ha fatto riferimento a presunti legami con la banda criminale Tren de Aragua, ma la verità è che diversi deportati avevano richieste di asilo in corso senza alcun ordine formale di espulsione. Un giudice ha persino ordinato il ritorno di alcuni di loro quando i voli erano già in partenza.
Nel frattempo, altri immigrati con visti validi hanno incontrato ostacoli nel tentativo di tornare negli Stati Uniti. Ad esempio, alla dottoressa Rasha Alawieh è stato impedito l'ingresso dopo che gli agenti hanno trovato immagini dei leader di Hezbollah sul suo cellulare. Sebbene lei affermi che le foto siano state scattate a un funerale, la cosa è stata usata come giustificazione per la sua espulsione.
Le politiche sull'immigrazione di Trump stanno suscitando grosse preoccupazioni tra i difensori dei diritti degli immigrati e le organizzazioni per i diritti umani. L'attuazione di deportazioni di massa, detenzioni prolungate e restrizioni alle richieste di asilo sono violazioni dei diritti fondamentali degli immigrati (2).
Le manifestazioni «Giù le mani!» riflettono una crescente resistenza alle politiche dell'amministrazione Trump, rimarcando la necessità di difendere i servizi pubblici, i diritti civili e di dare sostegno alle comunità di immigrati negli Stati Uniti.
(9/4/2025)
Note
1.https://workersvoiceus.org/2025/03/11/all-out-to-defend-palestinian-activist-mahmoud-khalil/; https://workersvoiceus.org/2025/03/28/mahmoud-khalils-open-letter/
2.https://litci.org/pt/2025/03/06/imigrantes-e-seus-aliados-se-mobilizam-contra-os-ataques-de-trump/