Partito di Alternativa Comunista

Usa, movimento No Kings: quali i prossimi passi?

Usa, movimento No Kings: quali i prossimi passi?

 

 

di Michael Schreiber (Workers’ Voice, Usa)

 

Il movimento No Kings non arretra. Dopo che milioni di persone sono scese in piazza il 18 ottobre per protestare contro l'autoritarismo di Trump, gli organizzatori della mobilitazione hanno annunciato un piano per portare avanti la lotta con il lancio di una coalizione di azione popolare. La nuova No Kings Alliance, hanno detto, contribuirà a pianificare e coordinare le varie attività per una «sfida di massa al regime».
Ma è lecito interrogarsi sugli obiettivi e sulla strategia di questo movimento in rapida evoluzione. L'energia dimostrata il 18 ottobre sarà strumentalizzata per portare voti al Partito Democratico nelle future elezioni, puntando così a un ritorno allo status quo pre-Trump? Oppure le proteste si radicalizzeranno, riunendo le ampie file della classe lavoratrice e degli oppressi in un movimento che abbia la volontà e la forza di imporre cambiamenti radicali nella società statunitense?

 

La mobilitazione è stata di dimensioni impressionanti

La mobilitazione del 18 ottobre è stata storica. Circa 7 milioni di persone hanno partecipato a oltre 2700 azioni nei 50 stati. È stata la seconda serie di proteste più grande mai avvenuta in questo Paese in un solo giorno, superata per numero di partecipanti solamente dalla protesta ambientale (Earth Day) del 1970. Altrettanto notevole è il fatto che l'attuale ondata di proteste sia arrivata solo nove mesi dopo il secondo insediamento di Trump, mentre i precedenti movimenti di questa portata hanno impiegato anni per crescere fino a raggiungere dimensioni massicce.
Le stime approssimative del numero di manifestanti del 18 ottobre in molte città sono impressionanti: 350.000 in diversi quartieri di New York, 250.000 a Chicago, oltre 100.000 a San Francisco, Los Angeles e Minneapolis. Nella maggior parte delle città, il numero di persone che hanno risposto all'appello è stato ben superiore a quello dei partecipanti alla prima marcia No Kings dello scorso giugno.
Molti dei manifestanti del 18 ottobre reggevano cartelli che ribadivano la necessità di contrastare l'erosione della democrazia negli Stati Uniti. I messaggi andavano da «Libertà, non tirannia» a «Noi siamo il potere» a «Andate al diavolo, fascisti!». Un manifestante ad Anchorage, in Alaska, reggeva un cartello con la scritta: «Gli unici reali che vogliamo sono i salmoni!».
Un manifestante a Filadelfia ha dichiarato a Nbc 10 News: «Perdiamo la nostra democrazia ogni giorno che lui [Trump] agisce, e dobbiamo reagire. L'America ha una lunga storia di proteste, e stiamo perdendo i nostri diritti garantiti dal Primo Emendamento».
In altre interviste, i manifestanti hanno espresso la loro convinzione che al Paese sia stato imposto un regime autoritario. Come prova hanno spesso citato l'invio di truppe della Guardia Nazionale nelle città statunitensi e gli sforzi dell'amministrazione Trump e dei suoi accoliti per mettere a tacere il dissenso. I manifestanti hanno anche citato le azioni violente degli agenti mascherati dell'Ice, che stanno prelevando i migranti (e almeno 170 cittadini statunitensi) dalle strade. Gli agenti dell'Ice, in collaborazione con altre agenzie, sembrano gettare le basi per una forza di polizia nazionale sotto il controllo della Casa Bianca.
Un insegnante di scuola pubblica ha raccontato a un giornalista del The Philadelphia Inquirer di essere andato con suo figlio di nove anni alla manifestazione di Havertown, in Pennsylvania, perché «doveva essere lì per i suoi numerosi studenti immigrati - alcuni dei quali sono tornati a casa e hanno trovato i loro padri deportati - che non possono manifestare in sicurezza». Ha aggiunto: «Ci sono persone che in questo momento vivono nell'ombra e sono terrorizzate».

 

Gli ideologi di Trump provocano i manifestanti di No Kings

L'enorme affluenza del 18 ottobre ha dimostrato chiaramente che i manifestanti hanno rifiutato di lasciarsi intimidire dagli sforzi di Trump e dei politici a lui fedeli di deriderli, calunniarli e minacciarli.
Il presidente della Camera Mike Johnson ha bollato gli eventi nazionali come manifestazioni di «odio verso l'America», composte da elementi «pro-Hamas» e da «Antifa». Le osservazioni di alcuni politici contenevano la minaccia implicita che la violenza delle istituzioni potesse essere usata contro le manifestazioni. Greg Abbott, il governatore di estrema destra del Texas, ha effettivamente chiamato la Guardia Nazionale a stare in allerta e in attesa di ordini ad Austin, proprio come aveva fatto per la prima manifestazione No Kings a giugno.
La direttiva di Abbott era in linea con le recenti azioni della Casa Bianca di Trump: le proteste contro le retate dell'Ice [polizia anti-immigrazione] a Los Angeles, Chicago, Portland, Oregon e altrove hanno spinto l'amministrazione a dichiarare «guerra» agli «insurrezionalisti». Questo mantra, insieme alle menzogne circa l’esplosione di un'incontrollabile ondata di criminalità nelle città statunitensi, è stato utilizzato da Trump per autorizzare l'uso della Guardia Nazionale: sta valutando se invocare l'Insurrection Act del 1807 per «giustificare» tali misure. A San Francisco si sono svolte grandi manifestazioni per opporsi ai piani del presidente di inviare la Guardia Nazionale nella città.
I sostenitori della mobilitazione No Kings si sono affrettati a rispondere alle provocazioni violente di Trump e della destra. «La vera minaccia per questo Paese non sono i manifestanti pacifici. Sono i politici che proteggono i miliardari e l'avidità delle grandi aziende», ha detto Jaime Contreras, vicepresidente esecutivo della Seiu 32 Bj, che rappresenta 185.000 addetti alle pulizie e altri dipendenti del settore dei servizi lungo la costa orientale, e ha proseguito: «Trovo ironico che chiamiate “terroristi” dei manifestanti pacifici e “patrioti” chi ha assaltato il Campidoglio». «Il 18 ottobre» ha continuato Contreras «i membri della Seiu scenderanno in piazza in tutto il Paese per partecipare alle proteste No Kings, perché l'America appartiene al popolo, ai lavoratori, non ai miliardari o a pochi politici che pensano di poter governare come re in una democrazia come la nostra» (The Guardian, 18 ottobre 2025).
Alla fine, nonostante le proteste del 18 ottobre siano state molto animate, sono rimaste pacifiche (anche se un paio di leader fascisti dei Proud Boys hanno cercato di fomentare gli animi durante la marcia a Miami). Molti manifestanti si sono presentati vestiti da coniglietti o da rane dei cartoni animati: questi costumi di animali sono diventati simboli di resistenza dopo che gli agenti dell'Ice hanno lanciato gas lacrimogeni contro un manifestante che indossava un costume da rana gonfiabile a Portland, nell'Oregon, il 2 ottobre.
Ma i politici e i media di destra hanno continuato a sminuire i manifestanti. Fox News ha riferito che, sebbene milioni di persone abbiano partecipato alla mobilitazione del 18 ottobre, «diversi video virali sui social media hanno oscurato gli eventi della giornata». Il network pro-Trump ha continuato a diffondere la notizia proveniente da Chicago secondo cui «un uomo è stato ripreso in un video mentre gridava con un megafono che gli agenti dell'Ice dovrebbero essere uccisi». E, tra gli altri «orrori sconvolgenti» della giornata, secondo Fox una donna alla protesta di Chicago «è stata ripresa in un video mentre apparentemente derideva l'assassinio di Charlie Kirk». Fox ha assicurato ai suoi telespettatori che le autorità avrebbero valutato se la donna dovesse essere rimossa dal suo lavoro di insegnante nel sistema scolastico di Chicago.
La commentatrice della Fox Laura Ingraham ha ironizzato: «Metà degli idioti là fuori non sa nemmeno contro cosa stia protestando... Come una brutta recita scolastica, in cui i ragazzi non hanno provato abbastanza la propria parte».
Lo stesso Trump ha definito le grandi proteste una «farsa pagata da Soros e altri pazzi radicali di sinistra». Le persone che hanno partecipato erano «fuori di testa», ha detto Trump. Per rendere più chiara la sua diagnosi, Trump ha pubblicato su Truth un video generato dall'intelligenza artificiale che lo ritrae con indosso una corona da re e seduto ai comandi di un jet da combattimento. L'aereo decolla e scarica quelli che sembrano essere escrementi umani sulla manifestazione di protesta sottostante.
La reazione infantile di Trump è arrivata pochi giorni dopo aver dichiarato, durante un banchetto di raccolta fondi con sostenitori ultra-ricchi, che avrebbe decorato Washington con un grande arco di trionfo, nello stile degli imperatori romani, il tutto mentre iniziavano i lavori di demolizione della storica ala est della Casa Bianca per far posto alla propria sontuosa sala da ballo da 300 milioni di dollari.

 

Verso la No Kings Alliance

I principali gruppi organizzatori nazionali della mobilitazione No Kings hanno fatto un bilancio degli eventi del 18 ottobre in un evento online a cui hanno partecipato quasi 40.000 persone. Durante la sessione di un'ora, tenutasi il 20 ottobre, i moderatori hanno annunciato la formazione della No Kings Alliance. Hanno affermato che la nuova coalizione si caratterizza come la «forza di risposta rapida del movimento», che «resisterà in tempo reale alle offensive autoritarie» e fornirà «tattiche nuove e diverse per combattere l'autoritarismo». Gli organizzatori hanno anche affermato che il loro obiettivo è quello di costruire un movimento di massa antifascista.
L'attività dell'Alliance è riassunta sul sito web No Kings: «Ci saranno altre proteste di massa in futuro, ma prima ci saranno eccessi autoritari da cui difendersi... e rapidamente. Quello che facciamo cambierà di settimana in settimana. Ci adatteremo a qualsiasi esigenza del momento. Perché l'autoritarismo non esiste da solo: sopravvive grazie al silenzio, alla complicità e al flusso di denaro. L’obiettivo della No Kings Alliance è semplice: rendere impossibile a chiunque - per potere, per profitto o per semplice ostinazione - capitolare in silenzio. L’Alliance prevede di inviare appelli settimanali per azioni di massa al fine di rispondere alle minacce man mano che si presentano.
Gli organizzatori sembrano fare un passo avanti nel cercare di creare legami con organizzazioni di attivisti di base nei territori. Tuttavia, le vere coalizioni si costruiscono quando le persone sentono di avere una voce reale nel processo decisionale e quando la linea d'azione viene concordata democraticamente. Inoltre, i leader delle coalizioni dovrebbero essere rappresentativi dei partecipanti e responsabili nei loro confronti. Purtroppo, ad oggi, la direzione nazionale della No Kings Alliance sembra ancora piuttosto oscura (nessuno li ha eletti) e le loro decisioni su cosa, quando e come condurre le attività sembrano essere prese dall'alto.
I principali organizzatori della nuova Alliance sembrano essere associati a Indivisible, un'organizzazione fondata da membri «progressisti» dello staff del Partito Democratico quando Trump entrò in carica nel 2016 e ancora strettamente legata ai Democratici, insieme a 50501 [«50 Stati, 50 proteste, 1 movimento»], all'Aclu [«American Civil Liberties Union»] e ad altre organizzazioni. Inoltre, è lecito aspettarsi che la maggior parte delle oltre 200 organizzazioni che hanno aderito agli eventi del 18 ottobre daranno il loro contributo alla nuova coalizione. La maggior parte di questi gruppi sembra composta da organizzazioni no-profit che sostengono riforme progressiste e hanno appoggiato cause come la tutela del clima e dell'istruzione, nonché la difesa dei diritti di voto, della libertà di parola e di altre libertà civili.

 

Il ruolo chiave dei sindacati

Rispetto alle precedenti iniziative a favore della democrazia di quest'anno, il 18 ottobre ha visto una maggiore presenza dei sindacati in alcuni territori. Secondo quanto riferito, un corteo sindacale a Portland, nell'Oregon, ha richiamato quasi 1000 persone; la Seiu ha avuto un ruolo centrale nell'organizzazione della marcia. A New York City, i sindacati hanno contribuito a mobilitare migliaia di lavoratori per il grande corteo che ha attraversato Manhattan. Inoltre, una dozzina di sindacati ha organizzato una manifestazione di sostegno che ha percorso la Sixth Avenue fino a Union Square. Infine, alcuni sindacati locali e federazioni, come il Communications Workers of America (Cwa) e l'American Federation of Teachers (Aft), sono stati indicati come co-promotori nazionali nell'organizzazione delle marce No Kings.
In molte città, tuttavia, mentre i funzionari sindacali parlavano dai podi, il movimento sindacale non è stato presente in maniera organizzata, al limite solo con qualche striscione visibile tra la folla. Sembra che relativamente pochi sindacati abbiano cercato di pubblicizzare le varie iniziative tra i propri membri, senza mobilitarli per partecipare.
Se le proteste No Kings hanno la possibilità di continuare a crescere in termini di dimensioni, radicandosi nei luoghi di lavoro e nelle comunità, gli attivisti devono a loro volta impegnarsi maggiormente per coinvolgere i sindacati, così come altre formazioni che si stanno organizzando all'interno dei vari settori della classe lavoratrice, ad esempio i gruppi radicati nella comunità nera e in quella degli immigrati. Naturalmente, tali gruppi sarebbero più inclini ad aderire a una coalizione se potessero avere una voce in capitolo significativa nell'organizzazione delle azioni e nella definizione delle piattaforme rivendicative.
Oltre alle azioni settimanali organizzate dalla No Kings Alliance, la direzione di No Kings promette che nella primavera del 2026 avrà luogo un'altra mobilitazione di massa a livello nazionale, simile alle marce e ai raduni del 18 ottobre. Nei mesi di preparazione che precedono questi eventi, è importante che le coalizioni locali e nazionali promuovano incontri e assemblee in cui concordare rivendicazioni con un obiettivo chiaro.
In un articolo (1) pubblicato dopo le prime manifestazioni No Kings di giugno, sottolineavamo che «No Kings funziona bene come slogan difensivo generale per unire le persone contro l'ascesa dell'autoritarismo. Ma piuttosto che limitarsi a protestare per il ripristino di ciò che l'amministrazione Trump ha eliminato o minaccia di abolire, occorre procedere alla richiesta di misure d’ampia portata che possano garantire una vera giustizia economica e sociale per tutte e tutti. Per fare questo, dobbiamo presentare richieste chiare e concrete al governo, all'intero governo, non solo a Trump e non solo ai repubblicani».
Allo stesso modo, sarebbe un errore chiedere a milioni di persone di mobilitarsi nuovamente solo in primavera, perché metterebbe così in luce come l'obiettivo principale delle manifestazioni  sia quello di ottenere voti per conquistare la maggioranza del Partito Democratico in vista delle elezioni del 2026 per il Congresso e altre cariche politiche. La storia ha dimostrato più volte che una strategia del genere porta ad un vicolo cieco nella costruzione del movimento. Se questo movimento vuole liberare la forza enorme di cui è capace, sfidando efficacemente le azioni antidemocratiche del governo federale, deve rimanere indipendente dal Partito democratico e scendere in piazza!

 

Note

1.workersvoiceus.org/2025/06/18/millions-protest-trumps-repression-in-nationwide-no-kings-actions/

 

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